I Consigli della Biblioteca #49 – Calvin & Hobbes di Bill Watterson
PREMESSA: In questa settimana cade il primo anniversario di questa rubrica. Ebbene sì! I Consigli della Biblioteca vi accompagnano da ben un anno e per l’occasione abbiamo deciso di raddoppiare. Questa settimana usciranno 2 consigli al posto di uno ed entrambi tratteranno delle pubblicazioni a cui siamo molto legati.
Partiamo con Calvin & Hobbes, il capolavoro di Bill Watterson, striscia pubblicata tra il 1985 e il 1995 su moltissime testate, americane e non solo (in Italia apparve la prima volta su Linus nel 1987). L’intera produzione di questo fumetto è stata raccolta nel 2013 in 10 prestigiosi volumi rilegati dalla casa editrice Comix, ovviamente disponibili presso la nostra Biblioteca.
Non tutti i fumetti sono semplici da consigliare, a volte il target a cui si rivolgono è specifico: alcune caratteristiche possono renderli ostici ai più piccoli o alle persone sensibili, i testi possono essere densi e/o richiedere particolare attenzione, e in più le scelte grafiche sono di per sé molto spesso più divisive dei contenuti, risaltando subito all’occhio.
Nel caso di Calvin & Hobbes è l’esatto contrario, questa striscia a fumetti è adatta assolutamente ad ogni fascia d’età, ha una grafica spesso semplice e d’impatto ma che, all’occasione, sa trasformarsi: cambia prospettiva in funzione delle storie, e lascia a bocca aperta anche coloro che amano le illustrazioni ricche di dettagli.
Anche le ambientazioni sono semplici e accessibili a chiunque: da una parte la scuola, la casa, la famiglia e tutti quei luoghi che popolano generalmente il mondo dell’infanzia (Calvin e i suoi genitori vivono in una non ben specificata zona rurale dell’America contemporanea), dall’altra i mondi immaginari che solo questa riesce a creare con così tanta vivacità. Le storie sono di facile comprensione e le strisce, sebbene a volte collegate tra loro, sono per lo più autoconclusive e quindi quasi sempre comprensibili anche se lette singolarmente.
Calvin è un seienne abbastanza tipico, pestifero, riflessivo e con una fantasia fuori dal comune. La sua ironia pungente rimanda più a Mafalda che a Charlie Brown, anche se è sicuramente più fantasioso di entrambi e ha l’impeto, normale per la sua età, di gettarsi a capofitto in ogni avventura che gli passi per la mente. Lo vediamo spesso scapicollarsi su una slitta, fare a pallate di neve, camminare nella natura, immaginarsi in mille alter ego, dal coraggioso astronauta Spiff, esploratore di mondi, a Tracer Bullet, investigatore à la Philip Marlowe, a supereroi vari come Capitan Napalm o Stupendoman, per non contare i numerosi animali, dinosauri o forze naturali che spesso fanno razzia di tutto e tutti. Un’altro esempio è il Calvinball, la versione del baseball creata da Calvin dopo aver avuto varie difficoltà a giocare a baseball con gli altri bambini a cui gioca con Hobbes e le cui regole variano pressoché sempre.
Hobbes è la tigre di pezza di Calvin, quando interagisce con lui è una vera e propria tigre parlante, alta, magra, slanciata e con il pelo corto. Gli altri personaggi invece lo vedono/percepiscono come un piccolo pupazzo. Potremmo definire Hobbes un cosiddetto amico immaginario (anche se Watterson è molto abile a non svelare mai “il trucco” e anzi a giocare sulle interazioni tra Hobbes e il mondo reale). Come Calvin anche lui ha uno spiccato senso dell’avventura, sebbene preferisca rischiare meno del suo migliore amico. Altra cosa che lo accomuna al protagonista è certamente l’elevata percezione di sé; il suo “istinto da tigre”, che lo spinge ad attaccare Calvin ogni volta che torna a casa, spesso cambia come più gli va a genio e non è raro sentirlo apostrofare che è nella natura delle tigri fare ciò che gli è più comodo, ma, quando confrontato con sfide importanti, è messo in ridicolo.
Intorno ai due protagonisti ci sono: Susie, vicina e compagna di scuola di Calvin, spesso, ma non sempre, vittima di tutte le varie burle di Calvin, il quale odia le ragazze tanto da fondare insieme a Hobbes il P.A.R.V. un club esclusivo Proibito Alle Ragazze Viscide. I due genitori di Calvin; il papà, un impiegato dell’ufficio brevetti che ama il campeggio, la bicicletta e la natura pur avendo discrete difficoltà nel rapportarcisi e che inventa di sana pianta delle risposte assurde alle domande difficili di Calvin; e la mamma, una paziente casalinga, esasperata dal figlio ma al tempo stesso iperprotettiva. Rosalyn è la babysitter adolescente che a scapito di ogni dispetto di Calvin ogni volta chiede ai genitori un compenso più alto. La signora Vermoni è la vecchia insegnante della classe di Calvin mentre Sancio, il bullo della scuola.
La particolarità che rende grandioso questo fumetto è l’abilità con cui Bill Watterson riesce a tratteggiare le personalità dei due protagonisti, facendoci piombare all’interno del mondo dell’infanzia. La fantasia di Calvin è pura e infantile, non vincolata dal fatto che il suo creatore sia un adulto, come può essere, per riprendere i paragoni di cui prima, nel caso di Mafalda o Charlie Brown. Calvin sa essere profondo ma rimane un bambino, la sua ingenuità non ci viene proposta tramite una lente nostalgica, c’è, esiste, ma non è presa in considerazione, come è chiaro nei divertentissimi momenti in cui Calvin e Hobbes interagiscono con i mostri sotto il letto e questi gli rispondono.
L’attrattiva per le cose spaventose o schifose è un sintomo della percezione infantile maschile che, affascinata dal mondo adulto, riesce a interpretarlo e rielaborarlo solamente in funzione di grandiosità e potere. Allora scioccare Susie fingendo di mangiare cose orripilanti o immaginarsi come un Tyrannosaurus Rex in grado di spaventare chiunque raggiunge lo scopo massimo per cui sentirsi appagati e acclamati. Un altro esempio è fornito dalle elaboratissime sculture di neve di Calvin, che raffigurano pupazzi di neve che decapitano loro simili e che rappresentano l’unica altra eccezione alla credibilità e il realismo delle avventure di Calvin all’infuori della relazione tra l’Hobbes “immaginario” e il mondo reale.
Hobbes stesso ha una sua personalità particolare, ama le scatolette di tonno, è una tigre pigra, fa arrabbiare Calvin quando si dimostra più furbo di lui, ha tutte le caratteristiche che lo rendono il perfetto comprimario, quell’amico del cuore con cui litighi e fai pace ma con cui, soprattutto, dividi il tuo tempo, i tuoi momenti migliori e peggiori. Il fatto che i nomi dei due protagonisti provengano dai cognomi del teologo portatore della riforma calvinista e del filosofo Thomas Hobbes dimostra l’interesse dell’autore per tematiche filosofiche che vengono spesso inserite nelle varie storie.
A questo si aggiunge uno stile di disegno estremamente dinamico e personale, che sicuramente deve molto alle sue fonti di ispirazioni (Krazy Kat, i già citati Peanuts, Pogo) ma che richiama alla mente anche Winsor McCay e il suo Little Nemo. Il tratto è morbido, le forme rotonde, i disegni esprimono chiaramente la passione dell’autore per questa forma d’arte. La parte visiva non è mai trascurata anche le rare volte in cui lo sfondo è interamente vuoto. La striscia è principalmente in bianco e nero, se non per le striscie domenicali, a colori e con un formato a pagina intera.
Diventata famosissima in tutto il mondo, nel 1995, all’apice del successo, Bill Watterson decide di ritirarsi e concludere di colpo Calvin & Hobbes. Cosa che, insieme alla ferrea decisione di proibire il merchandising dei personaggi e il fatto che non accetti quasi mai interviste, aumenta la sua fama come autore atipico, che non ama le luci della ribalta, ma che ha ben chiara l’importanza artistica della sua creazione e ne ha profondo rispetto. A distanza di quasi trent’anni dalla sua conclusione si può affermare che Calvin & Hobbes è un classico del fumetto moderno, una di quelle letture obbligate per chiunque sia interessato all’argomento, che riescono però sia a rimanere attuali che a farci ridere, sorridere, emozionarci e commuoverci.
(Consiglio scritto da Giallo Giuman)