Concreto, come il cemento, o come qualcosa di vero: mutuabilità del significato realistico e concettuale. Le parole di Gipi sono concrete, essudano realtà ma poi anche immaginazione. Le visioni che tormentano il protagonista di unastoria non possono essere sganciate da una esperienza reale, tormentata e vissuta. Come la mutevolezza delle lacrime che possono essere di gioia o no: “No. Va bene, in realtà pensavo alle lacrime di dolore. Perdonami. Ho mentito. O meglio, no. Non ho mentito. Volevo solo edulcorare la cosa”.
Le lacrime e le rughe. Visioni concrete di Gipi. Lacrime che solcano il viso e vi rimangono imprigionate fra i sentieri facciali. Il ricordo di Camus quando scrive e descrive l’anziano amico della madre morta in L’étranger: «De grosses larmes d’énervement et de peine ruisselaient sur ses joues. Mais, à cause des rides, elles ne s’écoulaient pas. Elle s’étalaient, se rejoignaient et formaient un vernis d’eau sur ce visage détruit».
La responsabilità delle lacrime e della sofferenza sulla decorso fisico dell’umanità ma … “malevola è la natura, quanto amorevolmente protettiva è la nostra cecità” per cui non ci accorgiamo di nulla.
Unastoria, acquerelli e china, edito per la Coconino Press-Fandango, è il primo romanzo a fumetti a ricevere la candidatura per un premio letterario, il Premio Strega
Marisa Davolo