Consiglio della biblioteca #32 – La Casta dei Meta Baroni di Jodorowsky e Giménez
Undici anni dopo la pubblicazione del primo volume dell’Incal, Jodorowsky ripercorre in dettaglio uno dei personaggi secondari del suo universo: il Meta-Barone. È per Jodorowsky l’opportunità di riallacciarsi con un’opera che lo ha affascinato sin dagli anni Settanta: Dune, di Frank Herbert, di cui avrebbe dovuto realizzare un titanico adattamento per il cinema.
L’espediente narrativo è semplice: se sei il robot-maggiordomo del guerriero mercenario più potente delle galassie conosciute, sempre impegnato a sventare sordidi complotti e sterminare improbabili nemici, non puoi che annoiarti nelle stanze del poderoso meta-bunker. Così, per ingannare il tempo, Tonto racconta al suo compagno Lothar, con cui forma un duo comico che ricorda C3PO e R2D2 di Star Wars, quelle che sono le storie e le leggende di questa casta di guerrieri – i Castaka – fornendo la voce fuori campo della storia.
Tutto inizia sul pianeta Marmola, quando uno sfortunato incidente capitato a Othon il Trisavolo rivela il prezioso segreto dell’epifite, magico olio con il potere di annullare la gravità, che attirerà ben presto l’invidia del potere imperiale e precipiterà i Castaka verso un tragico destino. Una storia ricca di colpi di scena in cui seguiamo le vicende di questi meta-guerrieri che cercano, invano, di rinunciare a un codice che alla fine contribuiranno a rafforzare.
Ogni meta-barone infatti segue il rigido codice del Bushitaka conducendo una vita severa, violenta, spietata e solitaria. Ognuno subisce una mutilazione da parte del padre, ognuno di loro otterrà il titolo dopo aver sfidato e ucciso il precedente Meta-barone, s’innamorerà a prima vista della donna della sua vita, e nessuno di loro sarà concepito con metodi tradizionali.
Il Meta-Barone non è però solo un bruto iper-reazionario, ma un archetipo solitario della tradizione e del conservatorismo, un punto che cerca di rimanere fermo in un universo lacerato da continue rivoluzioni e giochi politici.
Il genere e la forma letteraria che vi si applica – vale a dire l’epopea mitica – non risparmiano al lettore certe ridondanze da un tomo all’altro (negli 8 volumi dell’elegante edizione di Alessandro Editore presenti in biblioteca) o da un capitolo all’altro (nel caso della nuova edizione integrale di Magic Press), ma questa intenzione ha senso se si è disposti a considerare questa storia come quella di un unico personaggio tragico, di cui ogni incarnazione rivela una sfaccettatura particolare che si aggiunge al patrimonio genetico della casta.
L’effetto di meraviglia prodotto funziona anche in gran parte grazie al disegno di Juan Giménez (scomparso nel 2020 a causa del COVID-19). Giménez è un artigiano abbastanza classico, il cui lavoro di composizione e d’impaginazione rimane piuttosto descrittivo e non va mai oltre il quadro della storia. Ciononostante la sua linea realistica e i suoi inchiostri carnosi, rendono il tutto grandioso, magniloquente, immersivo.
Opera di ineguagliabile portata, La Casta dei Metabaroni è una storia solenne ed epica, ricca di pathos e tragedia. Un’epopea dinastica al crocevia tra space-opera, film di samurai e tragedia antica nella quale Jodorowsky riesce a mescolare arcaismo e futurismo, senso del tragico e umorismo, dramma familiare e fantascienza.
Consiglio scritto da Nicola Andreani