I consigli della biblioteca #57 – Un gangster ebreo di Joe Kubert
Che Joe Kubert sia stato un grande disegnatore è innegabile, ma forse sfugge a qualcuno che si tratta anche di un grande narratore. Neanche il sistema statunitense di produzione “industriale” del fumetto è riuscito ad arginare questa sua capacità, e opere come “Yossel” o “Fax from Sarajevo” sono lì a dimostrarlo. Con “Jew Gangster”, tradotto nell’edizione italiana di Planeta De Agostini in “Un Gangster Ebreo”, ci regala una storia classica alla “C’era una volta in America” per la quale attinge (era nato nel 1926 in Polonia ma sbarcato in America poco più che neonato) alle memorie della sua infanzia ed adolescenza a Brooklyn.
Ne esce uno spaccato talmente realistico da sembrare autobiografico, e, seppure il protagonista sia un criminale, non si riesce a non provare una simpatia ed una qualche legittimazione alla sua deriva malavitosa. Come nelle storie più “vere”, non esiste il bene ed il male, non si può ricondurre la complessità al bianco o nero ma è in un’infinita sfumatura di grigi che viviamo.
Il forte senso di umanità, la capacità di comprendere anche chi devia dalla cosiddetta retta via, sembrano l’emanazione di quella scuola che fu lo studio di Will Eisner (l’altro grande ebreo dei fumetti, padre del “graphic novel”) nel quale Kubert aveva lavorato da ragazzino. Questo piccolo libro è anche un manuale di inquadratura, è incredibile notare la varietà dei tagli dati alle immagini all’interno di una gabbia a quattro vignette per pagina. Un manuale per chiunque voglia narrare visivamente.
(Consiglio scritto da Claudio Ferracci)